Domenico Triggiani (1929-2005) è considerato uno dei personaggi cardine della cultura barese. Artista poliedrico e instancabile operatore culturale, si è cimentato, sempre con grande successo, nei più svariati generi letterari (critica, saggistica, teatro, poesia, inchieste di costume, repertori bio-bibliografici, narrativa in lingua e in dialetto), ma la sua passione più autentica è stata senza dubbio il teatro, ricevendo anche riconoscimenti internazionali.
Nel volume sono raccolte, in edizione integrale, 22 opere teatrali (9 in lingua e 13 in dialetto barese), molte delle quali hanno già tante volte conosciuto il fascino del palcoscenico, e viene riscostruito il complesso percorso artistico e culturale dell’autore, attraverso gli interventi critici di Vittorio Polito, Egidio Pani e Grazia Distaso – che introducono alla lettura delle opere – e un’ampia rassegna di giudizi e recensioni.
Se le opere in lingua, scritte a partire dagli anni ’50 del secolo scorso, hanno contributo ad arricchire validamente il repertorio del teatro italiano, che appariva incapace di esprimere una nuova drammaturgia dopo Pirandello, molte di quelle in dialetto barese rappresentano ormai dei “classici della baresità”: in tale ambito artistico – ha scritto, infatti, lo scrittore e storico barese Vito Antonio Melchiorre – Triggiani ha mostrato «vena e capacità tali da consentirne, in qualche maniera, l’accostamento, in chiave moderna, a nomi come quelli di Giovanni Meli per il siciliano, di Giuseppe Gioacchino Belli e di Trilussa per il romanesco, e, perché no?, di Carlo Goldoni per il veneziano».
Come osserva nella «Prefazione» del volume Stefano Bronzini, Magnifico Rettore dell’Università di Bari Aldo Moro, «l’attività culturale, la produzione letteraria, l’impegno intellettuale, quindi politico e civile, di Triggiani si intrecciano costituendo una unica e forte gomena ancora oggi capace di trascinare i lettori ad una approfondita riflessione sulla complessa natura umana».