Nel modello tradizionale della procreazione, la volontà ha occupato un ruolo marginale, destinata a restare assorbita dai fatti biologici del concepimento e della nascita. L’avvento delle tecniche di procreazione medicalmente assistita ha segnato una profonda cesura, imponendo una revisione delle coordinate giuridiche che presiedono al fenomeno generativo. In questo nuovo scenario, la volontà diviene il fulcro della rilevanza giuridica dell’agire procreativo, sollevando interrogativi inediti. Attraverso un’analisi sistematica, il volume indaga il modo in cui l’ordinamento italiano ha regolato tale mutamento di paradigma, anche al fine di mettere in luce i profili anacronistici della l. n. 40 del 2004 in materia di procreazione assistita. Il lavoro monografico offre una ricostruzione critica dei nodi più controversi nel diritto contemporaneo: dalla revoca del consenso alla PMA, alla procreazione assistita post mortem, ai requisiti soggettivi di accesso e allo stato filiale del nato in violazione di essi, fino alla gestazione per altri. Ne emerge un quadro complesso, in cui si gioca l’equilibrio tra innovazione tecnologica, diritti fondamentali ed evoluzione dei modelli familiari e genitoriali.